Il mare in tavola
Pescelle, garosci e reti… una tradizione che resta nel cuore dei finalesi
A Finale Ligure molti ricordano ancora le “pescelle”, le donne, quasi sempre mogli di pescatori, che con i loro carretti, con i figli di pochi anni attaccati alle gonne, passavano per le vie dei borghi della Riviera gridando “asherti donne, bughe, belle bughe” e via dicendo per invitare le massaie a scendere e comperare il pesce azzurro appena sbarcato dai gozzi dei mariti. Pesci freschi, freschissimi, spesso vivi. Francesco Oddone, famiglia di pescatori, membro della Compagnia di San Pietro, associazione nata per tramandare la tradizione marinara di Finale Ligure, sia quella tecnica – la pesca, la navigazione – sia quella religiosa, di curiosità e aneddoti di pesca ne ha tanti.



A cominciare dai “garosci”, contenitori di legno, simili a botti, usati sia dai pescatori, per le acciughe sottosale, sia dagli agricoltori per la vendemmia e la produzione del vino. Una lavorazione, quella delle acciughe, che a Finale è durata sino a metà degli Anni ‘80.
“Si andavano a pescare le acciughe da giugno a metà luglio, venivano imbarcati anche ragazzi, c’era la tradizione del terzo del pescato alla forza lavoro, c’erano meno vincoli, meno norme”, racconta Francesco. Una tradizione antica, per Finale Ligure.
Oggi il pescato locale è protagonista delle ricette proposte nei ristoranti finalesi che si approvigionano dalle barche che arrivano nel porticciolo di San Donato e viene trasformato in ottime conserve da una storica azienda artigiana. Mentre le tradizioni vengono raccontate riproposte stagionalmente dalla Compagnia di San Pietro.

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LA CHIMERA
LE ANTICHE TECNICHE DI PESCA
LAVORAZIONE DI PESCI ALL’ACETO E ACCIUGHE SALATE