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IL MARE IN TAVOLA
Pescelle, garosci e reti… una tradizione che resta nel cuore dei finalesi
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A Finale Ligure molti ricordano ancora le “pescelle”, le donne, quasi sempre mogli di pescatori, che con i loro carretti, con i figli di pochi anni attaccati alle gonne, passavano per le vie dei borghi della Riviera gridando “asherti donne, bughe, belle bughe” e via dicendo per invitare le massaie a scendere e comperare il pesce azzurro appena sbarcato dai gozzi dei mariti. Pesci freschi, freschissimi, spesso vivi.
A cominciare dai “garosci”, contenitori di legno, simili a botti, usati sia dai pescatori, per le acciughe sotto-sale, sia dagli agricoltori per la vendemmia e la produzione del vino. Una lavorazione, quella delle acciughe, che a Finale è durata sino a metà degli Anni ’80.
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Oggi il pescato locale è protagonista delle ricette proposte nei ristoranti finalesi che si approvvigionano dalle barche che arrivano nel porticciolo di San Donato e viene trasformato in ottime conserve da una storica azienda artigiana. Mentre le tradizioni vengono raccontate riproposte stagionalmente dalla Compagnia di San Pietro, un’associazione nata per tramandare la tradizione marinara e religiosa di Finale Ligure.