FINALPIA, L’ESSENZA DELLE ROSE
A CURA DI PAOLA IACONA
È nato nel 1928, Bruno Gandolfi, e ha sempre vissuto a Finalpia. Di professione merciaio, ha coltivato nel tempo un’innata vena artistica, unita a una profonda passione per la natura finalese.
“Intorno ai dodici o tredici anni mi avevano fatto fare una scultura per una mostra,” racconta Bruno, che ha scoperto così la sua abilità nello scolpire il legno, arrivando a intagliare più di cento pezzi, dai piccoli presepi ai grandi plastici. “Figure sacre come l’Ultima Cena, quadri storici come la guerra del Finale o Carlo V venuto a Finalpia,” ma anche raffigurazioni naturalistiche, “fiori, piante di rose, animali, come elefanti o scimmie…”. E a Natale le sue sculture a tema religioso vengono sempre esposte nell’Oratorio di Finalpia.
Ma Bruno Gandolfi per 35 anni ha fatto il merciaio, ereditando l’attività da sua mamma, che l’aveva avviata nel 1928, prima nella sua casa a Finalpia e poi, dal 1937, nel negozio in Via Castelli. Una bottega storica, che nel corso del tempo ha cambiato volto. “Prima era una sorta di bazar,” racconta la nipote Giorgia, che oggi ne tiene le redini. “Fino al dopoguerra vendeva di tutto – giocattoli, modellismo, cartoleria, profumeria – poi, andando avanti con gli anni, ci siamo specializzati in merceria e intimo.”
E così la merceria è rimasta attiva per 85 anni, conquistando una clientela di fiducia e resistendo all’avanzata dell’industria dell’abbigliamento. “Essendo una bottega storica, i nostri clienti qui cercano il rapporto umano e prodotti più di nicchia, non industriali” spiega Giorgia.
Da quando è andato in pensione, nel 1993, il signor Gandolfi ha invece ricominciato a dedicarsi alla scultura e alla fotografia, passioni che ha sempre avuto. “Dopo mangiato andavo in campagna e passavo un’oretta o due a scattare foto alla natura e agli animali, e il prato con le farfalle di tutti i colori sembrava un paradiso. E poi…scrivevo.”
“Ha scritto diversi libri su tutta la natura del Finalese,” spiega la nipote, ma non li ha mai pubblicati. “Trascriveva tutto a mano su un libro, rilegato a mano, con disegni e annotazioni e ricco di macro e fotografie,” un lavoro di ricerca e documentazione, un manoscritto unico.
Fra i suoi posti preferiti ci sono le Manie, Portio e Vezzi. “Nella pausa pranzo, in pochi minuti di macchina, riusciva sempre ad andare nell’entroterra a vedere la natura, registrarla, fotografarla, e poi tornare sul mare e lavorare – continua Giorgia – cercava sempre di riprendere con la videocamera e di registrare gli avvenimenti più importanti. Ancora adesso tiene le locandine delle feste del rione”.
I ricordi più belli sono quelli catturati dalla telecamera: custode della memoria storica di Finalpia, rigorosamente alla vecchia maniera, su nastro. E attraverso i libri disegnati e scritti a mano in italiano perfetto – anche se, quando può, Bruno preferisce parlare in dialetto. “È un peccato che si perda. Eppure, lo so, i bambini parlano l’italiano, che è meglio per la scuola, ma per noi l’italiano era un’altra lingua.”
Una delle ultime opere che ha realizzato è una scultura in legno, 90 cm per 150 cm, che raffigura delle rose. Bruno Gandolfi scolpisce ancora nonostante i 94 anni di età, e a casa sua ha una “stanza – museo” dove conserva, esposti accuratamente, tutti i suoi lavori.