VITA NELLE PRODONDITA’ DEL MARE

A CURA DI FEDERICO ALBERTO

È nella Pietra del Finale che terra e mare si fondono. I fossili di conchiglie, coralli, pesci, tra cui anche squali e balene, custoditi al suo interno, ne raccontano la nascita dalla sedimentazione di depositi in un’insenatura marina poco profonda, risalente a un passato compreso tra 28 e 11 milioni di anni fa. Questa roccia calcarea di origine organica porta impresso il DNA del territorio e ne rende inconfondibile il paesaggio, naturale e antropizzato, con il suo aspetto disomogeneo e i colori dal bianco al bruno chiaro, fino al rosato.

La Pietra del Finale è un bene di tutti, da amare e da vivere, scalando, lavorando o creando” racconta Mario Nebiolo, ex medico e appassionato arrampicatore, che ne ha fatto materia prima e fonte di ispirazione per le sue opere d’arte.

Ho iniziato come pittore: mi calavo con le corde per dipingere sulle pareti delle cave – spiega. – Questo mi permetteva di sfruttare le forme e i colori della pietra, in un gesto espressivo che fonde i caratteri della pittura e della scultura. Sono partito come pittore e scolpisco da pittore. Il colore disomogeneo e la molteplicità della forma materica mi stimolano. Il martello pneumatico è il mio pennello. Le caratteristiche della pietra impongono di adattarsi ai buchi, ai fossili, alle stratificazioni. Per questo le mie idee partono dal blocco e cambiano mentre l’opera viene fuori dalla roccia. A volte, ad esempio, trovo denti di squalo, pettini e conchiglie, e decido di lasciarli a vista”.

Oltre a quelle “ufficiali”, realizzate su commissione, le opere di Mario Nebiolo sono sparse su tutto il territorio finalese, e non solo. Tracce di un suo dipinto si intravedono ancora sulle pareti della ex cava sul promontorio della Caprazoppa. “È la figura di un cavatore, l’ho realizzata nel 2010 con un colore effimero, per non lasciare un segno indelebile in un luogo storico. Opere più incisive si trovano invece, ad esempio, lungo la Via Ferrata degli Artisti”.

Una sfida cercare le sue sculture. “Chi vuole le trova”, dice lui. Una ninfa nei pressi dell’area spettacoli sotto il Grottone del Monte Cucco. Un ritratto di Ivo Camilli sulla strada che porta a Bric del Frate, lungo uno dei sentieri storici da lui tracciati per i bikers. Una donna che vola e inveisce contro i ciclisti lungo la discesa per mountain bike al Colle del Melogno.

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