AL SERVIZIO DELLA NATURA, PER UN OUTDOOR SOSTENIBILE

DI MARIA VITTORIA PROCOPIO

A quattordici anni prende in mano per la prima volta una macchina fotografica e immortala un tramonto sulla collina del monte poco prima dell’altopiano delle Manie: quando ritira le stampe rimane così affascinato da quel paesaggio da comprare un altro rullino e non smettere più di scattare.

Comincia così la storia di Carlo Lovisolo, fotografo professionista e guida naturalistica: con un colpo di fulmine per la fotografia, ma soprattutto con l’amore per la natura.

“la fotografia per me è uno strumento per mettere in risalto, per proteggerla, la bellezza della natura, dei paesaggi del finalese, ma anche della storia e di tutti gli elementi di interesse che si trovano in questi luoghi e che rendono questo territorio unico in Liguria e non solo.

Socio WWF e guida naturalistica dal 1996, Carlo Lovisolo fa parte del Centro di Educazione Ambientale Finale Natura ed è da sempre impegnato attivamente per proteggere il territorio e le sue emergenze naturali, la flora e la fauna.

Far conoscere e apprezzare la natura anche ai turisti, valorizzandola attraverso divulgazione, educazione ambientale e creazione di aree naturalistiche, è l’obiettivo anche di progetti come quello legato al promontorio di Varigotti e Punta Crena, in cui Carlo è da tempo impegnato. Un sogno nato circa 20 anni da parte di un gruppo di ambientalisti e guide ambientali escursionistiche, per proteggere, gestire e valorizzare al meglio un luogo del Finalese dove la natura e la sua simbiosi con il lavoro secolare dell’uomo rappresentano un’eccellenza. Oggi, sotto la regia del Comune di Finale Ligure, si sono unite le forze del Gruppo Guide Finale Natura, dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, Museo Archeologico del Finale e MUDIF, dell’Associazione Varigotti Insieme e della Soprintendenza Archeologica della Liguria. Ciò ha permesso di vincere un bando della Fondazione Compagnia di San Paolo con il progetto di “Restauro ambientale sostenibile del Promontorio di Varigotti”, che ricalca l’idea originaria, rendendola più attuale grazie all’architetto Grossi e al lavoro del gruppo di progettisti da lui guidati.

“Non è necessario andare a cercare nuovi percorsi nel finalese, è necessario preservare e curare quelli già disponibili, pulirli e segnalarli in modo corretto. Se la rete sentieristica e l’attività di escursionismo diventano troppo capillari e invasive, si rischia di portare il disturbo antropico in luoghi che devono essere preservati nella loro quiete ed integrità perché rifugio di specie rare e vulnerabili, come il biancone e la lucertola ocellata”. In altre parole, occorre praticare un outdoor sostenibile, in un’ottica slow.

una visione moderna, responsabile ed ecosostenibile che ha già visto il Finalese all’avanguardia nella tutela dei siti di riproduzione dei rapaci rupicoli grazie ad un accordo concordato alcuni anni fa tra rocciatori ed ambientalisti, accordo che ha garantito la fruibilità di oltre 3500 vie di arrampicata ma anche, con divieti mirati, la tutela del gufo reale e del falco pellegrino.

Perché i sentieri meravigliosi a Finale non mancano. “Il più bello a mio avviso è il Sentiero del Pellegrino, che permette di andare da Varigotti a Noli, con un percorso panoramico quasi sempre affacciato sul mare e che porta in quota fino a oltre 200 mt a Capo Noli”, racconta Carlo, che, fra gli altri, cita il sentiero ad anello che da Finalborgo sale fino a Castel San Giovanni, Castel Gavone e Grotta della Pollera, i sentieri sull’altopiano di San Bernardino con Campo Rotondo, il sentiero sulla Caprazoppa che conduce a Verezzi e il sentiero della Val Ponci, con i ponti romani, fino alle Manie con la Grotta dell’Arma e la Grotta delle Fate.

“Finale può davvero diventare, nel suo piccolo, un esempio virtuoso”, afferma Carlo. “Siamo diventati una delle mete più interessanti e affascinanti a livello mondiale per la mountain bike e per il free climbing e se riusciremo ad accogliere giovani sportivi e amanti dell’outdoor, che arrivano da tutto il mondo, senza trasformare il territorio in una grande palestra o in un grande parco giochidimostrando saggezza ed equilibrio e conservando la biodiversità, ecco che raggiungeremo un nuovo stadio dell’outdoor, veramente sostenibile e responsabile.

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