Amare la spiaggia vuol dire prendersene cura
a cura di FEDERICO ALBERTO
Le spiagge incantevoli di Finale Ligure offrono un ricco patrimonio di biodiversità: chi ama il mare se ne prende cura, tutelando l’ambiente naturale e le creature sorprendenti che lo popolano.
Ecco alcune semplici regole per vivere una giornata di relax nel rispetto della spiaggia e dei piccoli animali marini.
La plastica: il grande nemico del mare
Secondo le più recenti stime fornite dal WWF, ogni anno vengono prodotte 450 milioni di tonnellate di plastica, di cui 8 milioni finiscono negli oceani. Si tratta di una vera e propria emergenza ambientale, che ha un impatto diretto sulla vita di circa 700 specie animali.
I rifiuti in plastica sono un pericolo per gli ecosistemi marini in molti modi diversi: possono diventare trappole per certi animali, o venire ingeriti entrando nella catena alimentare – con gravi danni per la salute, anche umana.
In spiaggia, quindi, è importante gettare sempre i rifiuti in plastica nei cestini appositi, in modo che vengano smaltiti e riciclati correttamente. È anche possibile impegnarsi attivamente, aiutando le diverse associazioni di volontari che puliscono le spiagge e recuperano rifiuti plastici in mare.
Mozziconi di sigaretta e altri rifiuti
La plastica non è l’unico problema delle nostre spiagge: è importante smaltire in modo corretto tutti i rifiuti che si producono sotto l’ombrellone, seguendo le indicazioni dei gestori degli stabilimenti o osservando le norme di comportamento affisse agli ingressi delle spiagge libere.
Rifiuti apparentemente “piccoli” come i mozziconi di sigaretta creano, ad esempio, gravi danni all’ambiente: i filtri delle sigarette contengono fibre di acetato e cellulosa e rilasciano microplastiche, metalli pesanti e altre sostanze chimiche pericolose. Secondo una stima del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), ogni anno in tutto il mondo vengono gettate a terra 766.000 tonnellate di mozziconi, con un impatto significativo sull’inquinamento.
Animali nei secchielli? No grazie
I bambini sono naturalmente incuriositi dai piccoli animali che popolano la spiaggia e il bagnasciuga. Questa sana curiosità deve venire incoraggiata dagli adulti ma anche monitorata con attenzione, a tutela sia dei bimbi che delle creature marine.
Gli animali non andrebbero mai toccati o disturbati: particolarmente pericolosa l’abitudine di mettere nei secchielli granchietti o piccoli pesci per osservarli da vicino. La temperatura dell’acqua all’interno del secchiello si alza rapidamente provocando uno stress termico, l’ossigeno diminuisce. Le mani, anche pulite, ospitano microorganismi a cui l’animale non è abituato, potenzialmente nocivi per la sua salute. Inoltre, l’esperienza stessa della “cattura” (anche breve) è per la piccola preda un forte stress, a cui non è scontato sopravviva.
La stessa tutela si applica agli abitanti meno “simpatici” dei nostri mari: l’incontro con una medusa può essere un’esperienza davvero spiacevole e in caso si avvistino meduse vicino alla riva è assolutamente sconsigliato immergersi. Non vanno, però, rimosse dall’acqua, perché non possono sopravvivere fuori dal loro ambiente: è quindi particolarmente importante monitorare i bambini in caso di avvistamenti, per la sicurezza di tutti.
E se incontro una tartaruga?
Negli ultimi anni a Finale Ligure sono tornate a nidificare le tartarughe Caretta caretta: una specie diffusa in tutto il Mediterraneo ma fortemente minacciata dalle attività umane.
In caso si vedesse un nido di tartaruga, è fondamentale non disturbare in alcun modo gli animali e non intralciare la loro strada verso il mare. È molto utile avvisare dell’avvistamento la Capitaneria di Porto al numero 1530, in modo che possa informare gli enti preposti al monitoraggio della specie.
Se è possibile scattare una foto senza flash da lontano, l’immagine può essere una testimonianza preziosa per la ricerca. E se la tartaruga non c’è, ma è rimasta la caratteristica traccia del suo passaggio verso la riva? Anche in quel caso, è utile avvisare la Capitaneria, e avere cura di non calpestare la scia – in modo che i ricercatori possano poi individuare il punto scelto per nidificare.