Il gusto del passato
a cura di MUDIF Museo Diffuso del Finale
Finalborgo, capitale del marchesato dei del Carretto dal XII secolo, fu luogo dove vie commerciali, culturali e di pellegrinaggio si fusero insieme.
Grazie ai reperti archeologici, come ceramiche fini e popolari da mensa, ritrovati in grandi quantità, possiamo capire molti aspetti dell’alimentazione, in particolare nel periodo Medievale.
Già allora, a causa della forte stratificazione sociale, vi era una grande differenza su quello che veniva presentato sulla mensa delle classi nobiliari, rispetto a quella popolare.
La caccia, oltre ad un momento di piacere per le classi nobili, costituiva anche un’importante fonte di carni, alimento simbolico dei “potenti”.
Il pavone, il cigno, l’airone, le gru e altri “abitanti” del cielo erano considerati alimenti “simbolici” ed erano serviti in modo spettacolare, con le piume dispiegate per impressionare i convitati. I pesci, che sostituivano la carne durante i giorni di penitenza, venivano conservati in botti sotto sale che ne consentivano una prolungata conservazione.
L’alimentazione delle classi meno abbienti invece, era molto più povera e monotona, in larga misura basata su minestre, castagne, vino e pane. Quest’ultimo costituiva la principale fonte calorica con un consumo che variava tra 500 gr e 1 kg al giorno per persona.
Il burro, quale alimento di origine animale, non poteva essere consumato durante la Quaresima, e veniva conservato avvolto in foglie di cavolo.
Queste particolarità sono perfettamente evidenti e compatibili con le testimonianze archeologiche ritrovate a Finale ed esposte al Museo Archeologico del Finale.